A TEATRO DA ME DI RIDOLFINI

Omaggio critico di Gerardo Marotta

www.ciroridolfini.it

 

Il presidente Gerardo Marotta con il poeta Ciro Ridolfini

ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI

 

Mi sembra appropriato il giudizio di Aldo Masullo filosofo, che parla di “poesia civile” per questi versi raccolti in questo volume di Ciro Ridolfini “ A TEATRO DA ME”.
Proprio questo impeto civile, proprio questo afflato di una religione civile, mi fa sperare che Ridolfini possa impegnarsi per le celebrazioni della Repubblica Napoletana del 1799.
Questi versi di Ridolfini mi fanno subito pensare a quella generazione di uomini che s’ impegnarono nel “pubblico”, nella politica e vorrei ricordare una frase di Francesco Mario Pagano che dice : “Solo l’ impegno pubblico può rendere gli uomini eroi e li libera da tutto ciò che di meschino e di ridicolo c’è nel loro privato”. Cioè , nel pensiero dei nostri Martiri, dei nostri giacobini del 1799, c’è la consapevolezza che “l’ uomo privato”, l’ uomo ch’ è chiuso nel suo soggettivismo, nel suo individualismo, non è presentabile alla storia. E tutta la poesia napoletana, dopo la caduta della Repubblica Napoletana conclusasi con un bagno di sangue, si chiude in un solipsismo, in un intimismo, nell’ amore per una donna, nei sentimenti privati, mentre in Ridolfini l’ amore non è mai disgiunto da una coscienza del male e del bene nel mondo, da una coscienza del “pubblico”, da una solidarietà fervente per tutti i popoli. Quindi questo fa ben sperare.
Benedetto Croce dice che nella letteratura napoletana c’è sempre un intimismo ed in sostanza Napoli, dopo il 1799, non ha una grande letteratura, perché essa si racchiude tutta in sé, in se stessa. D’ altra parte anche nella poesia di Salvatore Di Giacomo, in quella di Russo o nella poesia di tutti gli altri poeti napoletani, c’è sempre “il privato”, c’è sempre l’ amore per la donna, per le proprie vicende amorose, ma non c’ è la poesia civile. E’ difficile trovarla. Forse quella di E. A. Mario e’ un esempio importante di poesia che si apre alla solidarietà umana, che si apre ai valori della Patria. E bisogna aspettare, dunque,  Ridolfini, per arrivare ad una poesia civile, con la speranza che il 1799 troverà in lui un poeta impegnato nel riprendere la memoria storica, nel cantare i martiri del 1799, le grandi coscienze civili della grande generazione che a Napoli si formò nel 7OO con Filangieri, con Pagano, col grande scienziato Domenico Cirillo e col grande Vincenzo Russo.
Leggendo il saggio del Cuoco, gli scritti di Francesco Lo Monaco, leggendo i saggi politici di Mario Pagano, si riscontra una grande ispirazione nei versi di Ridolfini. Pensieri ispirati alla solidarietà umana, ispirati alla libertà, ispirati al desiderio di riscattare i popoli deboli, i popoli oppressi. E questo fa ben sperare: vedremo un Ridolfini ergersi nei versi che esprimono tutta la grandezza del pensiero napoletano, dell’ eroismo dei Martiri del 1799 e quindi io mi unisco ad Aldo Masullo nel dire che la poesia di Ridolfini è importante, che la poesia di Ridolfini si apre ad un afflato civile, ad un impeto civile di cui tutti noi abbiamo bisogno per essere degni del recupero storico, della consapevolezza storica e della grandezza degli uomini che fecero il 1799, degli uomini che hanno donato un grande lascito morale e di coraggio civile alle nuove generazioni.

 

1799-1999 In occasione del Bicentenario della Repubblica Napoletana

Gerardo Marotta, Presidente dell’ ISTITUTO ITALIANO per gli STUDI FILOSOFICI