CENTENARIO DELLA NASCITA DI RAFFAELE VIVIANI |
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Raffaele Viviani (Castellammare di Stabia 1888 - Napoli 1950), eccezionale interprete organico del nostro tempo, non ha ascendenti se non un intiero popolo, il suo popolo che egli avrebbe voluto ancora integro nell' entità dei suoi valori. Il suo discorso è una denuncia feroce del malessere sociale. Un grido lacerante ed autentico di un popolo che in lui si rappresenta, lotta, si giudica e giudica da protagonista nel superamento di una terrificante realtà urbana. La realtà è per il poeta una gamma di situazioni allucinanti senza fine scaturita da una disumana condizione dell' essere. Egli vive con estrema sofferenza la disgregazione di una città, Napoli, nel vortice di un quotidiano divenuto mostruoso. Il suo linguaggio è testimonianza preziosa dell' originalità del suo popolo nel riscattarsi da uno stato di emarginazione con la consapevolezza di poter raggiungere primati. Viviani nasce per trasferirsi "dalla vita alle scene" e darci memoria. Lo sberleffo sofferto della sua strabiliante maschera è rappresentativo della sofferenza di ogni creatura nel sentirsi schiacciata nel deserto-città. Ogni elemento del suo teatro parla da giudice: "Ce avimm"a sulleva'/cu 'e bbraccia noste;/cheste 'e ttenimmo ccà;/so' fforte e ttoste!". Allora diciamo subito che il dialetto di Viviani non è scritto per caso ma è una scelta compiuta da un grande intellettuale come lui e non da un poeta popolare, tra virgolette, per intervenire organicamente sulla verità. Il dialetto è elemento irrinunciabile di verità che Viviani pone come sfida all' assurda condanna dei "dialetti" voluta dal fascismo, facendolo divenire strumento di conoscenza del reale intercalandosi criticamente fra la realtà presa così com'è e come dovrebbe essere:"Vulite essere sempe zingare, vuie?... Site uommene vuie? No! fino a quanno nun sarrate liberate d''a schiavitù, vuie site pecore!...". Questo pathos, vissuto come un incubo, è la ragione che fa di Viviani un grande intellettuale, un poeta italiano, universale, che nei modi del vernacolo napoletano si batte con forza al tentativo disperato di recuperare un senso di marcia verso il progresso per quella che lui stima una tribù di zingari che non vorrebbe fosse più tale, ma che già vede costretta alla sua eliminazione culturale.
ciro ridolfini
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Ciro Ridolfini recita Viviani presso la statua del commediografo nella villa di Stabia |
Ridolfini ripercorre i versi "Ce avimma sulleva' cu 'e bbraccia noste!" dal palco delle autorità |
COMITATO:
Maurizio Valenzi (Presidente) - Luciana Viviani, Pietro Valenza, Fulvio Tessitore, Giulio Baffi, Pasquale Scialò, Lucio Pirillo, Biagio De Giovanni, Gianni Pinto, Gaetano Macchiraroli, Mario Guida. Segretario del Comitato: Mario Cercola.