OMAGGIO A CIRO RIDOLFINI

www.ciroridolfini.it

 

 

 

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Benvenuti nel sito della
Compagnia teatrale " I Cavoti"
(fondata nel 1975)

 

 

 

 

 

 

 

 

Sogni e favole
  Sogni e favole io fingo; e pure in carte
mentre favole e sogni orno e disegno,
io lor, folle ch'io son, prendo tal parte,
che del mal che inventai piango e mi sdegno.
  Ma forse, allor che non m'inganna l'arte,
più saggio io sono? E' l'agitato ingegno
forse allor più tranquillo ? O forse parte
da più salda cagion l'amor, lo sdegno ?
  Ah che non sol quelle, ch'io canto o scrivo
favole son; ma quanto temo o spero,
tutto è menzogna, e delirando io vivo!
  Sogno della mia vita è il corso intero.
Deh tu, Signor, quando a destarmi arrivo,
fa ch'io trovi riposo in sen del Vero.
(Pietro Metastasio)

 

 

 

 

 

 

Omaggio a Ciro Ridolfini

"......la vita è il tempo che sempre  ritorna
a riscattare con favole antiche
il suo eterno cammino...."
E' proprio vero!.... e...questa favola antica ha  il nome di

Ciro Ridolfini

 

Ciro Ridolfini interpreta "o sapunariello" di Raffaele Viviani

 

 

 

 

 

Altra immagine di Ciro Ridolfini in “o sapunariello” di R.Viviani.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un attore, un poeta, uno scrittore tale è Ciro Ridolfini, soprattutto un amico, conosciuto molti anni fa al Club Universitario Cavese, nella indimenticabile e straordinaria interpretazione di un "Viviani" inedito, anzi, all'epoca sconosciuto alla maggior parte dei teatranti. "Cammenata" questo il titolo dello spettacolo che Ciro Ridolfini, da grande interprete ideò, diresse e portò in scena da solo. E... solo un grande attore come lui poteva reggere un testo di tale spessore per oltre due ore. Siamo negli anni '70 quando il teatro viveva uno dei momenti di maggiore vitalità e quando al Club Universitario Cavese si alternavano nomi e personaggi come Ciro Madonna, Italo Celoro, Ettore Massarese, Enrico Forte, Roberto Murolo, Peppino di Capri, e tanti tanti altri.
 Non potevo mancare di rendergli un sincero e affettuoso omaggio che, torna tanto più importante e sentito, quanto più vivo con gli anni e l'esperienza, è il ricordo dei maestri che hanno segnato il mio modesto percorso teatrale e culturale. Con Ciro Ridolfini iniziò, infatti, l'amore per Raffaele Viviani e per quella parte di tradizione, storia e cultura, spesso dimenticate e troppo a lungo tenute in scarsa considerazione, così come con Ciro Madonna ed Enrico Forte si rafforzò lapassione per la musica popolare e la poesia di Salvatore Di Giacomo, di cui anche Ciro Ridolfini è stato spesso magistrale interprete.

Grazie Ciro, grazie Maestro!

 

 

 

 


Ciro Ridolfini è nato nel 1948 a Napoli, città ove risiede. Attore di teatro e cinema, grande interprete di Raffaele Viviani,  ha sempre coltivato attivamente l'interesse per la poesia la letteratura e la storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'attore

 

 

 Con Giuseppe Anatrelli a sx in "Non ti pago" di Eduardo (avv. Lorenzo Strummillo).
Gruppo artistico di Capodimonte

 

 

 

 

 

 

 

Con Enzo Albano in " 'O vico " di Raffaele Viviani
Lo spazzino

 

 

 

 

 

 

 

 

Con Marisa Laurito e Marina Confalone in "Le metamorfosi di un suonatore ambulante" di Peppino De Filippo.
Pesaro teatro Rossini
sett.-ott. 1972

 

 

 

 

 

 

Con Italo Celeoro e l'etnomusicologo Enrico Forte in "Salvatore Di Giacomo poeta e..."
Incontri Internazionali del Cinema
Sorrento 1974

 

 In "Campania felix?"
Rassegna teatro S. Ferdinando
Napoli 1976

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 In "Chiacchiere nell'anfiteatro di Selinunte"olio su tela, (120 X 80) di Emma Maida,
1993

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In "Città ostile" da "A teatro da me"
foto del Maestro Giancarlo Guarino che  del Nostro ha scritto:
...dissacrante vomitatore di genuine verità..
(cfr)"a Teatro da me" Tommaso Marotta Editore

Parco Vergiliano per la riapertura dei monumenti di Virgilio e Leopardi vandalizzati da ignoti
Napoli 18-19 sett. 1993

 

Lo scrittore e il poeta

 

Nel 1993 Ciro Ridolfini ha pubblicato la raccolta di versi
“A teatro da me”

 

 

 

 

 

Nel 2002 Ciro Ridolfini ha pubblicato la raccolta di liriche

 “Maria José”  

 

 

 

 

 

 

Fabio Postiglione ha scritto
“Una raccolta che rappresenta l'anima della vera Napoli, eterna, triste, allegra, dolorosa e felice, la Napoli della maschera di Raffaele Viviani più volte rappresentata a teatro da Ridolfini. Una città e una nazione descritta, vissuta, tratteggiata accanto alla figura nobile di Maria José, Regina per un mese, mai osannata, mai esaltata, spesso ricordata per la sua assistenza da crocerossina durante la guerra, così come rilevato dallo scrittore Ruggero De Ruggieri nella prefazione della raccolta. Una regina mancata - ha detto gaetano Damiano, direttore dell'archivio storico di Stato - Un'Italia diversa dal passato, un paese ricostruito con suggestioni, emozioni, immagini e versi; un tentativo di umanizzare le sofferenze d'ogni uomo". "… Questa la tua Italia, spaccata in due da una condizione, il sud sempre orfana Nazione, il nord predatore…". "Poesie capaci di muovere l'animo di chi legge con l'animo di chi ha scritto, in grado di commuovere - ha detto Ezio Ghidini Citro, presidente del Centro Studi d'Arte e Cultura di Napoli "Sebetia-Ter" -. Un componimento che accompagna quasi per mano la storia dei nostri ultimi cinquant'anni, dai padri della Repubblica fino alla fine di essa (prima Repubblica). L'Italia raccontata con gli occhi di un poeta, con attenzione, approfondimento attraverso le sensazioni della gente comune che lo stesso poeta definisce "poveri cristi" con pregi e difetti, accanto a loro la figura commovente di Maria José in una sorta di omaggio, di ringraziamento dovuto ad icona di un paese che non è stato e che poteva essere rappresentato dalle virtù di quella Regina: "… in un carme che egli sente di offrire, ad una semplice donna e maestà…". (Roma)

 

 

 

 

 

 

 

 

Fra i film ricordiamo (note da internet)

 

I Vesuviani

Cast
Renato Carpentieri, Gino Curcione, Tina Femiano, Giorgio Iovine, Antonio Pennarella, Ciro Ridolfini, Teresa Saponangelo,
Bruna Sarno

 

Regia
Stefano Incerti
Sceneggiatura
Stefano Incerti
Data di uscita 1997
Genere  Drammatico

Trama Fausto, un barbone che passa le notti nelle giostre dei giardini pubblici, acquista da un misterioso individuo una bottiglia nella quale sarebbe intrappolato il diavolo in persona. Il possessore della misteriosa bottiglia potrà vedere esauditi tre desideri, ma sarà poi perseguitato dalla malasorte se non riuscirà a rivenderla ad un prezzo inferiore a quello per cui l'ha acquistata. Fausto trova così la ricchezza e l'amore, ma sbarazzarsi della bottiglia non sarà semplice...

 

 

 

 

 

 

Note Revisione Ministero Agosto 1997
Film in 5 episodi in concorso alla mostra del cinema di Venezia nel 1997Critica "Esperimento: cinque registi napoletani quasi tutti giovani si uniscono in un film a episodi per raccontare la loro città ma attraverso fiabe, sogni, immaginazioni fantasiose. Quasi un film-manifesto d'un gruppo culturale-creativo importante, se non di una vera scuola napoletana di cineasti: e in questo senso 'I vesuviani' è riuscito, la presentazione d'una aggregazione attuale a Napoli di mestiere e talento anche tecnico del cinema che non s'era mai vista, unica in Italia (il gruppo dei toscani è composto quasi esclusivamente di registi, i filmakers milanesi o torinesi non sono sempre arrivati alle sale cinematografiche, agli spettatori). Da altri punti di vista, invece, 'I vesuviani' è poco riuscito, ma almeno due dei cinque episodi che lo compongono sono interessanti.
Mario Martone, ne 'La salita', ha scelto il sindaco di Napoli come esempio dell'ex comunista divenuto governante, un amaro dispensatore di promesse difficili da mantenere, assediato dal passato ideologico e dal doloroso senso di colpa che nasce dal ripudiarlo ogni giorno, logorato e spaventato dalle proprie impotenze." (Lietta Tornabuoni, 'L'Espresso', 18 settembre 1997)
Un film-manifesto, dunque, dove Pappi Corsicuto parla delle Amazzoni miscelando il Marlon Brondo del Selvaggio con il Bruce Lee del kung-fu e delle arti marziali; dove Antonietta De Lillo affronta da una nuova angolazione il tema della maschera; e dove Antonio Capuano fa rivivere l'avventura di Ulisse che si lascia incantare dalle sirene. E ancora, Stefano Incerti ripropone il mito di Faust, mentre Mario Martone segue il primo cittadino di Napoli in gita sul Vesuvio, accompagnato per un trotto dal corvo di pasoliniana memoria. Il collante fantastico e surreale non è bastato però ad amalgamare i cinque episodi, che risultano malassortiti e di fragile consistenza, oscillanti fra presuntuoso velleitarismo e didascalica autocelebrazione." (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 1 ottobre 1997)
Operazione audace e ovvia nello stesso tempo, quella di un film a episodi, come usava decenni fa, realizzati su Napoli e dintorni da registi napoletani, noti e meno noti, 'I vesuviani' ci sembra, purtroppo, una occasione perduta. 'La stirpe di Jana' di Pappi Corsicato; 'Maruzzella' di Antonietta De Lillo; 'Sofialorèn' di Antonio Capuano, 'Il diavolo nella bottiglia' di Antonio Incerti, 'La salita' di Mario Martone sono i cinque cortometraggi. E se 'La stirpe di Jana' è il più inutile e insignificante, 'Il diavolo nella bottiglia' è il più criptico e il meno  'napoletano': non è mal girato ma ne rimangono oscure le motivazioni.

 

 

 

"L'episodio di Martone mette in scena un sindaco (di Napoli, si direbbe), con tanto di fascia tricolore, che si chiama Antonio e che scala il Vesuvio: per dire che reggere l'amministrazione di Napoli è come essere continuamente su un vulcano ? per dire che il terreno brucia sotto i piedi? per dire che la fatica è ardua? I simboli possono essere tanti, il film si nota perché, trenta e più anni dopo Pasolini, rimette sullo schermo un corvo parlante. I cortometraggi della De Lillo e di Capuano sono - d'altronde - i migliori e, per la cronaca, sono entrambi, con misura, discrezione e
 una qualche finezza, testimonianza di omosessualità, non sappiamo quanto emblematica della Napoli d'oggi, innestata comunque su una buona originalità narrativa: questo, specialmente, per 'Sofialorèn', è il nome che T.T. che abita nel rione Terra di Pozzuoli, in una casupola giudicata più volte non agibile, dà al suo bel pesce conservato in una vaschetta di vetro." (Giacomo Gambetti, 'Rocca', 1 dicembre 1997)

 

 

 

Hanno scritto di lui

"...nel leggere i suoi versi, palpita la passione civile che essi trasmettono, nell'indagare come un fiume in piena l'umana inquietudine..."
                                         Giancarlo Guarino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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